21 settembre 2009

Egon Schiele (Tulln 1890 - Vienna 1918)



Scivolano rapidi i mie passi sui selciati imperiali
sfiorando le sfarzose carrozze dell'altrui vita
mentre, in fretta, mi nascondo alla vista
di quei neri calessi
che accrescono in me
solo i dubbi.

Zoccoli di bianchi destrieri
scalpitano sulla pietra
sottraendo lenti quei maestosi palazzi
a sguardi ancor più annoiati
di passeggeri indolenti.

Ed io
dal basso
lancio occhiate a cieli di un giallo intenso
a case arancioni dai verdi infissi
intarsiate
quasi protette
dalla bianca luce dei panni stesi
che ogni volta accecano il mio sguardo interiore
soffocandomi in un mondo di colori
che solo a me appartiene.

Danzano incessanti
incrociandosi sulla candida tela
i miei occhi assetati
di coglier riflessi color rubino
sul nudo del mio autoritratto sbiadito
lasciando però che la mia anima
resti celata sotto una patina
di grigio colore.

Così l'avido desiderio
di possedere altri corpi
stravolge l'immagine della modella che ho dinanzi
contorcendola in pose grottesche
quasi animali
per me sensuali.

Luce di follia
che travolgevi la mia mente
tu sola
mi accompagnasti
donandomi sollievo
nell' ultimo sonno
spengendoti con me
insieme al mio corpo malato.

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