17 luglio 2009

Siachen



Nel nulla, sto morendo nel nulla, nel vuoto, nel silenzio di un oceano bianco di neve e ghiaccio.
Lentamente mi spengo.
Nessuno mi troverà fino a domani.
E domani sarò morto.

Se solo riuscissi a raggiungere Ranjan.
E' lì. Lo vedo, a solo una decina di metri; morto soffocato come gli altri dalla neve ... ma lui ha il radiotrasmettitore con sé.
Se solo ce la facessi a raggiungerlo, forse potrei chiamare il campo ... potrei chiedere aiuto.

Per Shiva! Non mi muovo, non ce la faccio, le forze mi mancano.
Sono bloccato da questa massa di neve che ci ha travolti tutti, all' improvviso, come un ciclone tropicale; in un attimo, ci ha presi e spazzati via dal sentiero, trascinandoci con sé.

Un boato e davanti a me ho visto sparire inghiottiti dal bianco il Tenente Maraji, il sergente Balram e il caporale Kedar, avvolti dalla valanga, portati chissà dove, giù verso valle... verso la morte.
Solo un fiato e anch'io mi sono sentito schiacciare, sollevare, premere contro il terreno e poi portare via, rotolando per attimi, forse secondi che parevano ore ... fino a perdere i riferimenti, a perder la coscienza del sopra e del sotto, in un involucro di morte che tutto avvolgeva, in un sudario di soffocante silenzio.
Nulla più ero, catturato da madre natura ... che, come me l'aveva donata, ora mi toglieva la vita.

Ancora qualche respiro, ancora riesco a pensare, ho coscienza di me qui, bloccato dal ghiaccio, seppur incapace di muovermi col corpo del tutto sommerso, imprigionato in questa lenta morte bianca.
So che solo pochi attimi di coscienza ancora mi attendono ... e neppure riesco a piangere.

Dal comando informeranno mio padre e mia madre che sono morto con onore per difendere l'India, seppur non abbia mai sparato un solo colpo in questo deserto bianco. A chi poi lo avrei potuto sparare. Mai una volta, nei sei mesi da quando sono arrivato, ho visto i pakistani, ma solo freddo, ghiaccio e tempeste di neve. Qui, a settemila metri di altezza, su questo ghiacciaio del Siachen conteso da anni tra India e Pakistan, un piccolo lembo di Himalaya dove l'unica cosa che accomuna noi e i pakistani è di essere tutti quassù, quando moriamo, molto più vicini agli Dei delle nostre famiglie lasciate nelle calde pianure di India e Pakistan, settemila metri più in basso.

O Shiva! Ho sonno, il mio corpo si sta lentamente spegnendo.
Accoglimi grande Shiva! E fammi reincarnare in un candido airone, così che abbandoni per sempre queste vette immobili dove manca il respiro e possa volare lontano, attraversare le pianure del Rajasthan e raggiungere infine il mio villaggio, la mia casa, i miei genitori e lì nidificare sugli alberi vicini per vederli ancora una volta.





Legenda:

Siachen: ghiacciaio posto alle pendici degli "ottomila" del Karakorum situato a quasi settemila metri di altitudine conteso tra India e Pakistan, di nessuna rilevanza strategica senza alcuna materia prima. Solo ghiaccio e freddo polare. Questo ghiacciaio, per il cui dominio si stanno spendendo enormi somme di denaro e mettendo in gioco le vite di migliaia di uomini costretti a vivere a -50 °C, rientra nel più generale gioco della grande guerra tra Pakistan ed India. Da ormai vent’anni in questo piccolo lembo di Himalaya soldati musulmani e hindu muoiono. Quasi mai per le pallottole che, data l’aria estremamente rarefatta, raramente raggiungono gli obiettivi prefissati, ma quasi sempre per ipotermie, mancanze di ossigeno o valanghe.

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